Nell’ultimo rapporto di Enea sull’andamento del Superbonus, a fare la parte del leone sono gli interventi di sostituzione e installazione degli infissi.
Da fine luglio, l’agenzia delle entrate come sappiamo ha meglio specificato gli interventi ammessi ai notevoli sgravi fiscali passati sotto il nome di Superbonus.
Il superbonus può essere applicato anche per la sostituzione degli infissi se c’è una variazione di posizione e di dimensioni. Non vale per una nuova installazione, e la superficie totale delle aperture deve essere uguale o minore alla precedente
Se la sostituzione viene eseguita congiuntamente ai lavori ammessi al superbonus 110%, il bonus infissi che già esiste e consiste in una detrazione del 50%, può dunque salire al 110%. Come? Facendo in modo che la sostituzione degli infissi sia un intervento trainato, che sia dunque “trainato” da un primo intervento, definito “trainante”.
Lo riporta la risposta dell’Agenzia delle Entrate: “Sentito il Ministero dello sviluppo economico, si ritiene che nella disciplina del Superbonus, gli interventi su serramenti e infissi possono essere esclusivamente “trainati” ai sensi del citato articolo 119, comma 2 del decreto Rilancio. Come nell’Ecobonus, l’intervento deve configurarsi come sostituzione di componenti già esistenti o di loro parti e non come nuova installazione. Ciò considerato, per gli interventi diversi da quelli di demolizione e ricostruzione è possibile fruire dell’Ecobonus anche nell’ipotesi di interventi di spostamento e variazione dimensionale degli infissi a condizione che la superficie totale degli infissi nella situazione post intervento sia minore o uguale di quella ex ante. Ciò a garanzia del principio di risparmio energetico”.
Le spese ammesse al superbonus per gli infissi comprendono la fornitura, l’installazione di finestre, infissi, scuri, persiane, avvolgibili, vetrate, ovvero tutte le tipologie di serramenti, compresi porte e portoni, in grado di assicurare un miglioramento del rendimento energetico rispetto a quelli installati in precedenza. È applicabile sia ai condomini che alle case unifamiliari.
L’intervento deve sostituire gli elementi già esistenti o sue parti; riguardare stanze o vani riscaldati, e quindi proteggerli verso l’esterno o verso vani non riscaldati; assicurare un valore di trasmittanza termica (Uw) inferiore o uguale al valore di legge.
Ma veniamo al rapporto di Enea.
La percentuale più alta di richieste relative a lavori specifici riguarda la sostituzione degli infissi (il 22,3 % delle richieste), il punto di partenza quando si vuole intervenire per evitare la dispersione di calore.
Ormai il 70% degli interventi per cui è stata rilasciata l’autorizzazione sono stati effettivamente realizzati, con un portato pratico (sugli edifici) ed economico di grande rilievo.
“Quarantamila cantieri e un totale di sei miliardi di detrazioni e lavori al 70 % completati. Una mole importante di opere e investimenti portata avanti per metà dai condomìni e che spaziano dal cappotto termico alla sostituzione degli infissi arrivando poi all’installazione di impianti fotovoltaici” secondo il Sole 24 Ore.
A seguire per ordine di importanza c’è il 14% di interventi di sostituzione di caldaie, dato importante sia a livello economico che ambientale.
Il 12% ha preventivato e messo in moto le procedure per la realizzazione dei cosiddetti cappotti termici.
Solo il 4% ha deciso di installare pannelli fotovoltaici.
In ogni caso si tratta di misure molto importanti, il cui impatto energetico dovrebbe essere presto visibile. Nel frattempo il volano economico avrà bisogno di essere ancora protratto nel tempo, poiché il rischio maggiore è che, se tutta questa macchina si fermasse il 31 dicembre, i benefici momentanei si tradurrebbero in un autentico boomerang, mettendo in crisi tutte le aziende che si sono mobilitate per fare pronte all’ondata anomala di richieste del 2020 e soprattutto del 2021.